Erbaluce di Caluso

Il grande vino del Canavese

Considerando l’estensione culturale ed il valore commerciale dei vini prodotti, l’Erbaluce rappresenta sicuramente il vitigno autoctono principale del Canavese.

 

Si tratta di un grande vitigno che trova le origini del proprio nome nei caratteristici colori dei suoi frutti i cui acini, in autunno, assumono intensi riflessi ambrati nelle parti esposte al sole. A mezzo secolo di riconoscimento della D.O.C., l’Erbaluce si conferma come un vino che rappresenta la nostra civiltà canavesana, un’eredità di storia, tradizioni e di vicende socioeconomiche.

La necessità di definire i caratteri generali di un terroir specifico dell’Erbaluce, nasce dalla consapevolezza di lavorare con un vitigno molto vigoroso ma allo stesso tempo molto esigente, tanto da non risultare idoneo alla coltivazione al di fuori del proprio habitat naturale.

Il terreno delle nostre colline trova origine da formazioni moreniche che giustificano la ricchezza di elementi diversi per la grande varietà delle rocce dal cui disfacimento derivano.

Ci troviamo in presenza di un terreno acido, carente in calcare e ricco di fosforo e potassio, tutti elementi chimici riscontrabili nei mosti e nei vini.

Sulla base di una temperatura annua che si aggira intorno ai 13°C, la coltivazione su terreni collinari consente un deflusso ottimale delle acque e garantisce il maggior assorbimento di luce solare.

Non dimentichiamo come l’influsso della presenza di una ricca macchia boschiva, consente un equilibrato sviluppo dell’ambiente preservandolo, in modo naturale e biologico, da attacchi parassitari.

Erbaluce di Caluso

Come narra la leggenda 15.000 anni fa, all’interno del grande Anfiteatro Morenico del Canavese risplendeva una distesa di acque nella quale si specchiavano una cerchia maestosa di monti e di ampi colli. Un’oasi di assoluta pace e tranquillità ai piedi dell’imponente Arco delle Alpi.

A quel tempo le colline erano popolate da ninfe e da Dei, venerati dagli uomini, tra cui l’Alba e il Sole, innamorati ma destinati a non incontrarsi mai. Dal loro amore, grazie ad un’eclissi e all’intercessione della Luna, nacque la ninfa Albaluce con occhi color del cielo, pelle di rugiada e lunghi capelli splendenti come raggi di sole. La straordinaria bellezza richiamava ogni anno contadini, pastori, pescatori desiderosi di omaggiarla con i prodotti della terra e del lago.

Un giorno, l’arrivo improvviso di tribù nomadi guidate dalla regina Ypa mise fine al gioioso clima di festa. Necessitando di terreni da coltivare, Ypa si adoperò affinché le acque del lago defluissero per lasciare posto a nuovi campi da semina, trasformando così le verdi rive in distese di arbusti rinsecchiti.
Di fronte all’amato paesaggio ormai distrutto, Albaluce non riuscì a trattenere un triste pianto.

Ma le sue lacrime, cadute a terra, divennero nuova fonte di vita: dalla stessa terra si innalzarono viti dai lunghi tralci e dolci grappoli dorati di succosa uva bianca.

Come dono della Dea ai suoi fedeli nacque così,
sui colli canavesani, il vitigno Erbaluce.

Tenuta Roletto - Sapori ed emozioni dalla terra dell'Erbaluce